L’ora nera

18/01/12 - Alieni fuori rotta atterrano sul Cremlino, in un b-movie di fantascienza privo di brio e inventiva, condito da un 3D sostanzialmente inutile.

Stanchi delle solite location, questa volta gli alieni anziché sbarcare come di consueto a Manhattan, fanno rotta sul Cremlino. E non è un caso: il bottino che li interessa infatti è rappresentato dalle ben note ricchezze minerali del sottosuolo russo. Sulla loro strada si frappongono soltanto delle superflue creature che vivono in superficie, gli umani, a partire da un gruppo di sprovveduti turisti americani. Accade in L’ora nera, b-movie di fantascienza diretto da Chris Gorak e prodotto da uno specialista del genere, quel Timur Bekmambetov che, dopo aver sorpreso gli spettatori di mezzo mondo con il fantasy I guardiani della notte, è stato arruolato a Hollywood per il blockbuster Wanted – Scegli il tuo destino, con protagonista la diva Angelina Jolie. E in L’ora nera si nota senz’altro lo zampino del regista-produttore, a partire dalla enfatizzata grandeur del progetto che punta molto sugli effetti speciali e li rinfocola con l’utilizzo del 3D. A eccezione però di qualche personaggio incenerito dagli alieni e i cui resti volteggiano intorno allo spettatore come tizzoni infuocati, la stereoscopia qua è poco più di un diversivo e serve solo a incentivare l’impressione di essere al cospetto di un film a basso costo indirizzato ad adolescenti poco smaliziati.

L’obsolescenza di prodotti come questo è infatti oramai assodata: negli anni ’80 e ’90 L’ora nera sarebbe stato definito un prodotto “straight to video”, ma in un periodo in cui l’home video va scomparendo e il cinema di serie b è appannaggio di autori ben più blasonati (Rodriguez, Tarantino, Aja) viene da chiedersi se un film del genere troverà ancora un’audience. Tra belle ragazze urlanti, guerrieri russi armati fino ai denti e il miraggio d’antan di un sottomarino nucleare, assistiamo a una sequela di cliché e trovate poco originali e ci viene richiesto più volte di colmare qualche omissione di sceneggiatura (si veda il minerale riposto nello zaino e poi utilizzato come arma contro l’alieno). Completano il quadro gli immancabili dialoghi näif (che scatenano qualche risata involontaria) e il fascino esotico dell’insolita location, mentre la presenza nel cast di Emile Hirsh (Into the Wild – Nelle terre selvagge) e di Max Minghella che fa il verso a se stesso incarnando il creatore di un social media (come in The Social Network) completano il quadro pittoresco di un pop-corn movie ottimo per una serata al drive in, se mai ce ne fosse uno in zona.

DARIA POMPONIO

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