Trash

L’hanno ribattezzato il gemello sudamericano di The Millionaire. E in effetti Trash di Stephen Daldry punta a rinverdire i fasti dell’esotismo in salsa hollywoodiana riusciti a Danny Boyle nella sua sortita indiana, ma il risultato stavolta è ampiamente inferiore.
Tratto dal romanzo originale di Andy Mulligan (ambientato in un generico paese emergente), il film è incentrato su tre adolescenti che vivono vicino a una discarica di Rio e passano i loro giorni a smistare rifiuti per venderli a peso. Un giorno s’imbattono in un borsello contenenti soldi, una carta d’identità, una mappa e una piccola chiave che apre un armadietto in cui sono stipati gli scheletri di un politico locale disonesto.
Storia modello “Davide contro Golia”, che pur parlando di favelas, corruzione e religiosità – tre aspetti chiave della società brasiliana – si rivela fin troppo leggera per lasciare il segno.
Eccellenti i giovani interpreti (Tevis, Luis e Weinstein), tutti non professionisti ma dotati di un carisma innato. Il problema è che lo script di Richard Curtis è a corto di idee, mentre Stephen Daldry è così preoccupato di non dispiacere a nessuno (produzione in primis) da non piacere probabilmente nemmeno a se stesso.

Gianluca Arnone per cinematografo.it