Sguardi sonori

09/12/09 - L’ultimo film di Pedro Almodòvar, a esplicitare ancora di più una passione auto-referenziale...

Sguardi sonori – Gli abbracci spezzati
Una passione oscura

(Rubrica a cura di Emanuele Rauco)

09/12/09 – L’ultimo film di Pedro Almodòvar, a esplicitare ancora di più una passione auto-referenziale che sembra divorarlo, ha come protagonista un regista (cieco) che deve combattere coi fantasmi di un film che non ha potuto portare a termine. Per questa sorta di dichiarazione di ulteriore poetica, mescolata con melodramma e noir, il grande regista spagnolo continua a considerare la musica un elemento fondamentale, non solo nell’atmosfera, ma persino nella costruzione plastica e visiva delle inquadrature; per questo è consequenziale la scelta di un collaboratore affiatato come Alberto Iglesias.

sguardi-sonori-interno.jpgIglesias, che compone le colonne sonore del regista fin dal capolavoro “Parla con lei”, decide di limitare la componente folcloristica e di colore del cinema almodòvariano (così come lo stesso regista ha fatto nei suoi film), e di far vivere la parte più intensa, matura, sincera del racconto andando al cuore delle due anime del film, inevitabilmente l’una maschile e l’altra femminile, accostabili un po’ semplicisticamente al lato mélo e a quello nero del film. Così chitarre e suoni acustici di matrice profondamente iberica si accostano a orchestrazioni più oscure e dissonanti, lasciando anche spazio alle canzoni – moderne o antiche – che accendono l’ispirazione di Pedro. Il Tema de amor ciego, che fa da filo conduttore della partitura, si alterna con l’oscurità di La visita de Ray X, la trattenuta passionalità di El cajon abierto fa da contrasto alla commovente voce di Miguel Poveda in A ciegas, mentre il cupo violoncello di Famara sembra il perfetto contraltare alla voce calda di Cat Power in Werewolf, per arrivare alla conclusione a un tempo disperata, malinconia e sorridente della title-track Los abrazos rotos.

Iglesias dimostra di nuovo la sua straordinaria vena timbrica, la ricchezza suggestiva degli arrangiamenti e, dopo i successi internazionali di scores come “The Constant Gardener” e “Il cacciatore di aquiloni”, conferma la sua capacità di fare musica per film raffinata e sensuale, senza cadere negli stereotipi del cinema “d’arte” (come spesso fa Philip Glass), diventando in un certo senso co-autore dell’ottimo cinema di Almodòvar.