#Venezia78 – In concorso la modernità di Balzac nel film di Giannoli

In concorso Illusioni perdute di Xavier Giannoli con Benjamin Voisin, Cécile de France e Vincent Lacoste. Il film ha la capacità di mettere al centro della narrazione il grande fermento politico, intellettuale e sociale di un'epoca che iniziava a conoscere la legge del profitto ad ogni costo. Le nostre interviste a regista e attori.
Intervista a Xavier Giannoli e Benjamin Voisin a cura di Giovanna Barreca

“Balzac aveva già visto tutto” dichiara Xavier Giannoli, presentando Illusioni perdute, in concorso alla 78esima edizione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia, riferendosi alla capacità dell’autore francese di leggere la sua era e di vederne i movimenti in atto che avrebbero avuto ripercussioni profonde anche sul nostro presente.

Riprendendo il romanzo di uno dei capostipidi della letteratura francese (e mondiale), il regista scrive una sceneggiatura libera che punta soprattutto a raccontare un momento cruciale della nostra storia: la nascita della stampa, dei mass media. Al centro della narrazione il giovane Lucien (Benjamin Voisin) che lascia il suo paese di provincia – dove lavora nella tipografia di famiglia ed è apprezzato per le sue poesie (anche da una nobildonna (Cécile de France) che il giovane ama ricambiato) – e si trasferisce a Parigi per trovare un editore e farsi pubblicare. Parigi – post Restaurazione – lo travolgerà e il giovane scoprirà che si può comprare il successo o l’insuccesso di una pièce teatrale, come la recensione di un libro in uscita e forse anche l’amore o l’odio. La mercificazione lo cambierà profondamente, fino a quando … E non continuiamo per non rovinarvi la visione.

Aggiungiamo solo che uno dei pregi del film (che sicuramente meriterebbe un premio alla Mostra che celebra l’arte cinematografica) è quello di saper raccontare, utilizzando tutti gli elementi della messa in scena (i movimenti di macchina, la luce, i costumi e le scenografie, gli attori, la musica) il “vento”, il movimento che c’era in questi anni di grande fermento politico, intellettuale e sociale, come se tutte le persone – soprattutto il protagonista che cerca nell’espressione artistica, nelle poesie, di far sentire la sua voce – non camminassero ma fossero parte di un vento, di un movimento circolare che rischia di travolgere soprattutto il protagonista che è senza “zavorre”.

Nella nostra intervista sia il regista che gli attori ci raccontano come hanno lavorato al film partendo proprio da Balzac nel tentativo (riuscito) di continuare a far brillare un grande classico, prendendosi tante libertà. Inoltre soprattutto gli attori raccontano il processo per calarsi in un’epoca lontana che parla in maniera diretta al nostro presente, dove la legge del profitto ad ogni costo la fa da padrone.

giovanna barreca