Festival di Berlino, Orso d’oro alla Cina ma premi anche al cinema americano
Black Coal, Thin Ice vince il primo premio della Berlinale. Premio della giuria a Wes Anderson, mentre la miglior regia è di Richard Linklater
Difret
“Difret” è un film articolato eppure diretto allo stesso tempo, non un freddo resoconto di un caso reale denso di tecnicismi legali, ma toccante racconto che emoziona e colpisce con forza ed eleganza.
The Little House
Il tradizionalismo di Yôji Yamada potrà non accontentare gli spettatori desiderosi di novità, ma l’eleganza composta e l’intensità delle passioni sopite imploderanno nell’animo di chi accetterà di entrare senza pregiudizi nella piccola casa sulla collina.
Stratos
‘Un noir mediterraneo, uno psico-cardiogramma esistenziale fatto di parole e silenzi’, come lo ha definito lo stesso regista Yannis Economides: in concorso a Berlino, “Stratos” è una pellicola controversa, piuttosto monotona e ripetitiva, destinata probabilmente a dividere.
La bella e la bestia
Narrativamente poco equilibrato, ma visivamente curato ed imponente, “La bella e la bestia” non riesce a trasmettere la componente romantica che coinvolge i due protagonisti.
Macondo
Delicato e toccante ritratto del percorso di crescita di un bambino, chiamato a realizzare una missione improba per un ragazzino della sua età, ovvero la separazione dal proprio padre, e soprattutto dall’idealizzazione di questo.
Boyhood
“Boyhood” colpisce, emoziona, commuove, diverte. Come il grande cinema riesce a fare. Forse di più, come solo la vita può fare.
Journey to the West
Con l’usuale ricorso a tempi dilatati ed immagini che fanno della staticità la propria forza, Tsai Ming-Liang mette in scena il viaggio di un monaco buddista tra le frenetiche strade di Marsiglia.
Beloved Sisters
Tre ore di passione, palpiti, amori segreti, relazioni fedifraghe, tuffi in laghi gelati e lunghe passeggiate in campagna in perfetto stile Sturm und Drang. L’accurata fotografia e il taglio pittorico di molte sequenze rendono la pellicola elegante e piacevole da seguire.
Diplomacy
Volker Schlöndorff porta a Berlino nella sezione Special Gala la pièce teatrale di Gély che racconta la lunga notte del 25 Agosto 1944, in cui in una stanza d’albergo due uomini si giocano il destino di Parigi. André Dussollier e Niels Arestrup riprendono i loro ruoli dal palcoscenico fornendo una grande prova di attori per un film dalla messa in scena teatrale orchestrata alla perfezione.
Aloft
Claudia Llosa torna a Berlino dopo il successo del 2009 con “Aloft”, un film tanto ambizioso quanto piuttosto inconcludente, dove dietro il misticismo e le trovate new age rimane ben poco dei personaggi e di una sceneggiatura prevedibile che sbiadisce insieme al bianco del paesaggio.
No Man’s Land
L’opera di Hao ci accompagna in un turbinante e catastrofico vortice di eventi in cui i carnefici si distinguono tutti per stupidità
Cesar Chavez
Il Cesar Chavez di Diego Luna è un uomo vicino al suo popolo, legato alla tradizione, ma anche profondamente moderno.
Black Coal, Thin Ice
Opera scritta con grande intelligenza, quello di Yi’nan è un noir capace di attrarre lo spettatore con i suoi ritmi alternati, le atmosfere giuste, dominate dagli ipnotici paesaggi glaciali della Cina del nord, e dei personaggi descritti a tutto tondo.
In grazia di Dio
Winspeare prende spunto dalla crisi per riflettere sul modo in cui conduciamo le nostre vite, sugli eccessi, gli sprechi e la deriva di un mondo che ha perso il controllo di sé.
Things People Do
Quella del regista è una riflessione intima sulla conseguenze delle difficoltà della vita, il percorso di un uomo che rischia di perdere efficacia perché a tratti macchiato da un accenno di troppo di retorica.
The Third Side of the River
Celina Murgia agisce per sottrazione lavorando sui silenzi del suo protagonista e sulla sua crescente avversione nei confronti del genitore machista e autoritario.
Venduto in 25 paesi “Il Capitale umano” di Virzì
Il film, presentato al mercato della Berlinale, è stato proiettato più volte a seguito della grande richiesta dei distributori cinematografici stranieri.
Calvary
La via crucis di padre Brendan Gleeson verso il suo Golgota alla prese con le anime perse dela sua comunità. “Calvary” è un riuscitissimo esempio di film che riesce a trattare tempi importanti come la pedofilia, la fede e il ruolo della Chiesa senza rinunciare all’intrattenimento, con i risvolti drammatici spruzzati di humor nero, il tutto incastrato in un meccanismo narrativo esemplare.
Praia do Futuro
Tra sensi di colpa mai sopiti e slanci passionali, il lavoro di Aïnouz si focalizza essenzialmente, e in maniera asfissiante, sui tormenti del protagonista, senza avere la capacità di inquadrarlo nel rapporto con gli altri.
I due volti di gennaio
L’opera prima di Hossein Amini, parca di sorprese ed emozioni, non rischia e decide puntare sul sicuro sfruttando le bellezze naturali della Grecia e il suo fascino millenario.
Life of Riley
La grazia e la vivacità dei personaggi e delle situazioni rappresentano il segno distintivo di un autore che continua a subire la fascinazione dell’arte mettendosi in gioco e confrontandosi con le difficoltà produttive ed esecutive del cinema.
Joy of Man’s Desiring
Il film di Denis Côté non imbocca il pubblico, non trasuda ideologie e non fornisce facili risposte. Si limita a evocare il lavoro nei suoi vari aspetti quotidiani rappresentando in maniera simbolica la fatica, la ripetitività, l’impegno e la dignità dei lavoratori.
Non buttiamoci giù
“Non buttiamoci giù” è caratterizzato da un gran brio che lo rende piacevole e divertente, una commedia brillante che però non si sofferma mai ad approfondire i personaggi ed i loro drammi con passo a tratti sbrigativo.