Diario di un maniaco perbene

Intriso di uno spirito surreale, perfettamente in tono con la dimensione artistica del suo protagonista, il lungometraggio di Picchi si contraddistingue per una regia molto curata.

Nessuno mi pettina bene come il vento

Il film non è esente da difetti, soprattutto dal punto di vista della sua costruzione narrativa, ma possiede quella forza genuina e quella bellezza legata ad un momento cardine della nostra vita, come l’adolescenza.

Ti ricordi di me?

Ravello dimostra la rara capacità di tenere sotto controllo la storia, con un punto di vista originale, senza calcare la mano con macchiettistiche descrizioni delle situazioni strampalate legate alla malattia dei protagonisti, e concedendosi le giuste pause drammatiche.

Amici come noi

Al netto di ogni ingiusta critica ‘preventiva’ e delle perplessità che spontaneamente nascono davanti ad operazioni del genere, il film delle iene Pio e Amedeo possiede più difetti che pregi.

Storia di una ladra di libri

Ricostruzione storica e gusto del racconto si intrecciano alla perfezione, per un risultato finale che, pur non essendo particolarmente originale, arriva al cuore.

Maldamore

Attori in parte per una commedia briosa e divertente che analizza il lato tragicomico di un doppio tradimento.

Macondo

Delicato e toccante ritratto del percorso di crescita di un bambino, chiamato a realizzare una missione improba per un ragazzino della sua età, ovvero la separazione dal proprio padre, e soprattutto dall’idealizzazione di questo.

No Man’s Land

L’opera di Hao ci accompagna in un turbinante e catastrofico vortice di eventi in cui i carnefici si distinguono tutti per stupidità

Black Coal, Thin Ice

Opera scritta con grande intelligenza, quello di Yi’nan è un noir capace di attrarre lo spettatore con i suoi ritmi alternati, le atmosfere giuste, dominate dagli ipnotici paesaggi glaciali della Cina del nord, e dei personaggi descritti a tutto tondo.

Praia do Futuro

Tra sensi di colpa mai sopiti e slanci passionali, il lavoro di Aïnouz si focalizza essenzialmente, e in maniera asfissiante, sui tormenti del protagonista, senza avere la capacità di inquadrarlo nel rapporto con gli altri.

In the Courtyard

Pur essendo un’opera discontinua, va riconosciuto a Salvadori di aver portato a conclusione il film nella maniera più giusta, senza ammiccare a happy ending suggestivi ma fittizi, rispettando per prima cosa l’essenza dei personaggi.

Blind Massage

Mostrando uomini e donne che si amano senza vedersi, che sopperiscono alla carenza degli occhi con i rumori, annusando il profumo della pelle della persona prediletta, Ye obbliga il pubblico a mettersi sulla loro stessa lunghezza d’onda.

History of Fear

Il film colpisce per le sue atmosfere da horror urbano e per quell’aura minacciosa che sembra avvolgere tutto, tuttavia, la direzione della storia non è ben definita.

The Grand Budapest Hotel

Anderson ci offre un’amara, spiazzante e illuminante riflessione sul progressivo e orribile imbarbarimento umano, mantenendo fede al proprio stile iperrealistico e grottesco; un pensiero che non lascia indifferenti, non se si amano le storie, o meglio la bellezza del raccontare le storie.

Hercules: La leggenda ha inizio

Dubitiamo che il pubblico possa essere ancora interessato alle vicende di un semidio che deve fare i conti con la sua doppia natura e che deve rielaborare il rapporto con un padre ‘particolare’ ed una madre manovratrice quanto basta.

Tutta colpa di Freud

Non mancano i momenti riusciti, tutti legati al versante romantico del film, ma, nonostante una sufficiente tenuta del racconto, il risultato appare troppo poco incisivo, un po’ noioso, meno ricco rispetto alle premesse, insomma.

Anita B.

La pellicola di Faenza è genuina quando coincide con il percorso della sua protagonista, tuttavia qualcosa ne impedisce il volo. Quello che avrebbe dovuto essere il motore del film, ossia la volontà di non cancellare l’orrore vissuto, diviene un tema marginale, toccato solo superficialmente.

The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca

E’ questo conflitto il vero centro dell’opera, l’opposizione tra chi crede saldamente in un riscatto sociale da conquistare a sprezzo della propria vita (le nuove generazioni) e chi, come Cecil, preferisce rimanere al proprio posto assecondando una paura diventata ormai una seconda natura.

Lo Hobbit: la desolazione di Smaug

Rispetto al primo capitolo l’azione è più viva, la tensione drammatica più alta, eppure alla fine delle due ore e quaranta minuti di visione, si esce insoddisfatti, un’insoddisfazione che somiglia più ad una delusione, che non al desiderio/certezza di essere appagati la prossima volta.

Un fantastico via vai

Meno funambolico e ridanciano che nelle precedenti pellicole, Pieraccioni ha smorzato i toni, lasciando tutti i siparietti comici a due comprimari di razza come Maurizio Battista e Marco Marzocca.

Temporary Road – (Una) vita di Franco Battiato

Tanto sfuggente e impenetrabile appare il musicista siciliano, tanto il lavoro dei due registi è chiaro, puntuale e lineare e permette allo spettatore di comprendere qualcosa di più, non tanto del processo creativo di Battiato, ma della sua vita.

Vandal

Il regista è bravo e delicato nel tratteggiare gli impercettibili, ma fondamentali cambiamenti d’umore di Chérif, sfruttando con efficacia l’energia vitale del protagonista.

Wrong Cops

Dupieux si dimostra bravissimo a mantenere alto l’interesse di una storia in cui non si intravede alcuna possibilità di redenzione per i suoi protagonisti, esagerando in più di una situazione, con un’irriverenza esilarante.

La bataille de Solférino

Il film della Triet trova la sua energia nella qualità dei dialoghi, logorroici, sfibranti, caotici e proprio per questo estremamente credibili e in uno stile registico essenziale e pulito che porta la macchina da presa in mezzo alle persone, là dove la storia si compie, ma anche in alto, quasi a cercare un’oggettività diversa, una distanza che non è freddezza.