Come il vento

Presentato fuori concorso a Roma, “Come il vento” di Marco Simon Puccioni, racconta la vita di Armida Miserere, prima donna a dirigere un carcere alla fine dello scorso secolo: non è un film carcerario e nemmeno un film sulla mafia, ma il ritratto di un personaggio tragico e appassionato, interpretato alla perfezione da un’intensa Valeria Golino.

Out of the Furnace

Il secondo film del regista Scott Cooper, che con “Crazy Heart” aveva regalato l’Oscar a Jeff Bridges, presentato in concorso a Roma, è una lenta e dolente ballata, ambientata nella depressa provincia americana ai tempi della crisi. Un film più riuscito nelle suggestioni e nelle atmosfere che crea, piuttosto che nella storia poco originale, nobilitato però da un grandissimo cast.

La vita invisibile

In concorso al festival di Roma un’opera criptica e di difficile fruizione del portoghese Vitor Gonçalves: tra riflessioni sulla morte e frammenti di ricordi indecifrabili, non si ricompongono i pezzi del puzzle della vita di un uomo che si nasconde tra le ombre di una non vita e che mette a dura prova la resistenza dello spettatore.

Seventh Code

Con questo mediometraggio, Kiyoshi Kurosawa affronta un genere per lui inusuale come quello del thriller spionistico, ribadendo tuttavia una poetica e un’anima ‘nera’ che nel suo cinema non è mai venuta meno.

I corpi estranei

Sarà per la sua attitudine al linguaggio documentaristico o per l’abitudine ad affrontare personalmente una quotidianità poco magnanima, ma Mirko Locatelli riesce nel tentativo non scontato di costruire un impianto drammatico senza utilizzare le note alte del compiacimento, ma parlando di una fragilità comune con un sussurro capace di farsi comunque sentire chiaramente all’esterno.

The Gatekeepers – I guardiani di Israele

Documentario dallo stile molto classico, il film di Dror Moreh vede per protagonisti i più recenti direttori dell’intelligence israeliana, lo Shin Bet, rievocando così la controversa storia d’Israele. Una testimonianza preziosa, che avrebbe però potuto essere più ficcante.

Quod Erat Demonstrandum

Con un elegante bianco e nero, e una regia votata all’essenzialità, il film di Andrei Gruzsniczki racconta l’impatto esercitato da un regime oppressivo sulla vita di uno dei suoi cittadini, ma anche su quelle di coloro che gli vengono messi contro.

Il Sud è niente

Per il suo esordio nel lungometraggio, Fabio Mollo racconta un Sud che è luogo dell’anima prima che territorio fisico, governato da un silenzio spietato e doloroso, a volte capace di uccidere.

The Green Inferno

A sei anni di distanza da “Hostel II”, Eli Roth torna a dirigere un horror crudo e violentissimo, e lo fa omaggiando i grandi cult del nostro cinema dell’orrore che negli anni ’70 e ’80 facevano scalpore.

I Am Not Him

In concorso al festival internazionale di Roma, quella del turco Tayfun Pirselimoglu è un’opera contraddittoria e anti dinamica che indaga sull’identità e sul desiderio di vivere una vita diversa dalla nostra, qualunque essa sia: fatta di silenzi, vuoto e solitudine, ha una messa in scena che mette alla prova lo spettatore più paziente, ma stimola la riflessione e crea diverse suggestioni.

Je fais le mort

Il regista non dice nulla di nuovo, ma lo dice in maniera estremamente accattivante, dimostrando come sia possibile strutturare un’opera godibile, che mescola efficacemente commedia e poliziesco, a partire da pochi, semplici, ingredienti.

Acrid

Il film d’esordio di Kiarash Asadizadeh è un dramma corale e circolare, che rappresenta l’istituzione familiare nella società iraniana, tra spinte verso la modernità e contraddizioni difficili da superare.

Song ‘e Napule

Il poliziottesco anni ’70 incontra così la commedia sentimental-popolare dei film di Nino D’Angelo rivivono in questo piccolo gioiellino made in Naples che mescola sapientemente cinema, musica e la spiccata teatralità di una città piena di nascondigli, pericoli e meraviglia.

L’amministratore

Partendo ancora dal territorio napoletano, questa volta Vincenzo Marra alza la posta e affida ai suoi concittadini il compito di portare in scena le sorti e la condizione di un paese intero

Snowpiercer

Presentato fuori concorso al Festival di Roma, “Snowpiercer” è una potente e visionaria metafora sociologica di fantascienza distopica. Il treno è il mondo e i passeggeri l’umanità sopravvissuta, un microcosmo della società con i conflitti e le divisioni di classe che la caratterizzano, i poveri in coda e i ricchi in testa. Riflessioni sociologiche sull’ordine prestabilito, violenza, azione e ironia si alternano nel film più costoso della storia del cinema coreano.

Il mondo fino in fondo

Il film ha il pregio di seguire con il giusto equilibrio le storie parallele dei due fratelli e riesce a trasformare in ricchezza il duplice punto di vista di Davide e Loris; i toni sono lievi, mai drammatici e questo permette al regista di focalizzarsi sull’innamoramento scapestrato di Davide e sulla nuova maturazione di Loris senza strappi o estremismi, lasciando che tutto si svolga senza mai turbare la visione dello spettatore.

L’ultima ruota del carro

Ideato per narrare la storia recente della nostra nazione, attraverso lo sguardo di uno che non è mai contato niente, il racconto diventa subito personale e lascia solo un piccolo spazio a quei momenti chiave, che non accompagnano, anzi quasi disturbano l’evoluzione del protagonista.

Belle & Sebastien

Il documentarista Nicolas Vanier porta sullo schermo, con una nuova ambientazione storica, un racconto che gli spettatori italiani ricorderanno soprattutto per la sua fortunata trasposizione animata degli anni ’80.

Dallas Buyers Club

Il film appartiene totalmente ai suoi interpreti, su tutti, lo straordinario protagonista Matthew McConaughey, che ha trasformato il suo fisico per meglio entrare corpo scarnificato di Woodroof.